Lolita, Vladimir Nabokov

«Lolita, luce della mia vita, fuoco dei miei lombi. Mio peccato, anima mia. Lo-li-ta: la punta della lingua compie un percorso di tre passi sul palato per battere, al terzo, contro i denti. Lo. Li. Ta. Era Lo, semplicemente Lo al mattino, ritta nel suo metro e quarantasette con un calzino solo. Era Lola in pantaloni. Era Dolly a scuola. Era Dolores sulla linea tratteggiata dei documenti. Ma tra le mie braccia era sempre Lolita».

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Il giunco mormorante, Nina Berberova

«E tuttavia lo amavo, amavo soltanto lui, e anche se continuavo a ripetermi che non voleva più saperne di me, non lo amavo per questo di meno. E forse lo amavo ancora di più dopo l’incontro a Stoccolma, e tutta la mia vita era piena di un disperato amore per lui, amore che mi impediva di costruire il mio destino e caricava i miei giorni e le mie notti di un pesante fardello di cui non potevo – e forse non volevo – disfarmi».

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