
«C’è spazio per ogni cosa nel respiro del cielo».
In Islanda, d’estate, la luce pare infinita. I quattrocento abitanti di un piccolo paesino nella campagna islandese si trovano così a fare i conti con un richiamo inatteso, uno slancio irrefrenabile che li spinge a indagare i sentimenti più profondi, le paure più nascoste, i sogni che attendono pazientemente di avverarsi. Sarà per la luce? Forse, anzi molto probabilmente è così. Del resto quella luce è speciale, illumina tutto, insinuandosi nella mente degli abitanti.
«A volte nei posti piccoli la vita diventa più grande» dice Jón Kalman Stefánsson ed è ciò che avviene in questo paesino, che diventa un microcosmo di emozioni in divenire in cui i limiti tra realtà e immaginazione si fanno labili, sfocati. C’è il direttore del Maglificio che abbandona tutto per studiare il latino e l’astronomia, la postina curiosa che legge avidamente le lettere degli altri abitanti, l’avvocato che crolla sotto il peso di una forza più grande di lui. Luce d’estate ed è subito notte indaga le profondità dell’animo umano, passando dai sentimenti più nobili alle pulsioni più segrete. Storia dopo storia, vita dopo vita, Stefánsson ci accompagna nella ricerca della risposta a una domanda semplice solo in apparenza: Perché viviamo? Qual è, tra i tanti, il motivo ci spinge ad alzarci al mattino? Se siamo disposti a seguirlo, se ci lasciamo guidare in questa scoperta continua della natura umana, ci renderemo conto che ogni esistenza è diversa eppure simile, che ha dei tratti universali, che non importa se questi personaggi vivono nella sperduta campagna islandese, perché basta poco per assomigliarsi.
Traduzione di Silvia Cosimini, Iperborea