«Era l’anno 1939, il nono giorno dell’ottavo mese del calendario lunare. Quel bandito di mio padre aveva poco più di quattordici anni. Stava andando con il drappello del Comandante Yu Zhan’ao, la cui fama di eroe leggendario si sarebbe diffusa poi in tutto il Paese, sulla strada Jiao-Ping a tendere un’imboscata a un convoglio giapponese. Mia nonna, con una giacca imbottita gettata sulle spalle, li aveva accompagnati al limite estremo del villaggio.
Il Comandante Yu le aveva detto: «Non seguirci oltre», e la nonna si era fermata. «Douguan, obbedisci al tuo padre adottivo», aveva detto lei rivolgendosi a mio padre. Mio padre non fiatò; guardò l’imponente figura della nonna e respirò il profumo caldo del corpo che proveniva da sotto la giacca. A un tratto avvertì un freddo pungente, fu scosso da un brivido, e il suo stomaco si mise a brontolare. Il Comandante Yu gli diede un buffetto sul capo dicendo: «Andiamo, figlio adottivo».
Traduzione di Rosa Lombardi (Einaudi)