Gli anni invisibili, Rodrigo Hasbún

«Se fosse per me gli esseri umani non dovrebbero avere memoria. Il passato è un peso inutile, magari potessimo metterlo da parte, magari potessimo almeno decidere quali ricordi conservare e quali no. I ricordi felici e i ricordi infelici sono ugualmente ingombranti».

Dopo tanto tempo passato senza vedersi né sentirsi, due vecchi amici si ritrovano a Houston a parlare degli anni turbolenti e a tratti bellissimi dell’adolescenza. Ripercorriamo insieme ai personaggi quel tempo sospeso in cui tutto deve ancora accadere, in cui scegliamo le persone che vogliamo diventare. Ma quando si è ragazzini non ci si rende conto del potere che avranno le scelte sulla nostra vita, si pensa che «l’intensità e i fantasmi possono aspettare. Il resto delle nostre vite può aspettare». Poi però il mondo esterno irrompe in quella dimensione felice in cui non siamo ancora nulla e possiamo essere tutto e ci riporta coi piedi per terra. È lì che diventiamo noi stessi, la vita ci definisce proprio quando ci fa del male. Per i protagonisti di Gli anni invisibili questo momento coincide con una festa che stravolge i piani di tutti presenti. Quella notte segnerà il corso degli eventi di ogni personaggio e farà sì che i momenti felici vissuti fino ad allora sembrino quasi invisibili rispetto a quel fatidico giorno che, invece, è indelebile. 

I due amici continuano a parlare, buttano giù un bicchiere dopo l’altro per cercare di addolcire il peso dei ricordi. Tornano con la mente in Bolivia, alla scuola, alle canzoni urlate finché non si ha più voce, all’alcol, l’estate, le feste. Quella organizzata per festeggiare la fine della scuola a casa di Andrea è stata l’ultima. Nel corso di quella notte gli anni invisibili e senza preoccupazioni che avevano caratterizzato la loro vita fino a quel momento diventano pesanti come dei macigni. Se ora guardano le persone che sono diventate, non possono fare a meno di ripensare a quella notte in cui tutto è cambiato. Ne portano ancora i segni. 

In questo romanzo Rodrigo Hasbún ci racconta i fantasmi dell’adolescenza, quegli anni invisibili che sembrano fluttuare tra i ricordi sfocati e che appaiono come i pezzi di una vita mai vissuta, lontani e vicinissimi allo stesso tempo. 

Traduzione di Giulia Zavagna, Sur

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