«Volge le spalle agli alberi bassi del bosco artificiale e guarda giù dalla montagna, verso il villaggio, che è azzurro nella notte d’agosto, e le pecore, simili a pietre nell’erba mossa dal vento. Più in là dorme il mare. Il fiordo di Vág è calmo, l’azzurro si confonde con quello del cielo sull’orizzonte dritto, teso tra le terre emerse, un filo su cui possono camminare solo creature miti che e fantasmi.
Chiude gli occhi. Con tutta la sua giova- ne volontà segue la strada azzurra: supera le isole Shetland e i massicci montuosi del- la Norvegia, attraversa il Kattegat e s’inoltra nel paese piatto, il paese del burro, dei campi e delle fattorie, fino alla cittadina dello Sjælland dove Fritz, ora, starà dormendo come un sasso.
Marita, si chiama. Presto si metterà in viaggio e questo è il punto di partenza: Suðuroy, la più meridionale delle isole Fa- roe. Qui i fiordi sono profondi e le monta- gne impervie. Il paesaggio è più scabro e ripido che nel posto dove è nata, l’isola di Vágar, ma è il primo che s’incontra arrivando dal resto del mondo».